CASTELLIRI:

POSIZIONE, ETIMOLOGIA ED EVOLUZIONE DEL TOPONIMO

Castelliri è un piccolo centro che sorge a 21 km da Frosinone, capoluogo di provincia laziale, ai piedi dei monti Ernici.

E' situato su un colle, a 261 m sul livello del mare, che sovrasta la prospera Valle del Liri.

Confina a nord con il comune di Sora, ad est con Isola del Liri, a sud con Arpino e a sud ovest con Monte San Giovanni Campano.

La denominazione del paese è cambiata più volte nel corso della sua storia. Nei documenti più antichi, di epoca medievale, in cui se ne fa menzione, figura come Castelluccio.

Con l'unità d'Italia assunse la denominazione di Castelluccio di Sora (14 dicembre 1862) che si conservò per circa quindici anni fino al 29 luglio 1878 quando, con regio decreto, assunse l'attuale toponimo di Castelliri.

Localmente è ancora detto Castellùcce e l'etnico ufficiale è castellucciano.

Con decreto del presidente della Repubblica del 2 dicembre 1998, vengono assegnati al comune di Castelliri stemma e gonfalone rivisitati nei colori. Riportiamo (in foto) il documento ufficiale in cui se ne descrivono dettagliatamente i simboli e la loro disposizione.

 

Tratto da: "Castelliri - Profilo Storico", scritto da Barbara Urbano e Emanuela Quadrini, offerto dal comune di Castelliri, 2004.

PROFILO STORICO

Nel Lazio si trovano, ampiamente sparsi, monumenti delle tre epoche preistoriche della pietra, del bronzo e del ferro e il nostro territorio ha riportato alla luce molti oggetti ascrivibili a tali età: materiali litici di diversa foggia e colore usati per la costruzione di utensili come coltelli, bulini, raschiatoi, o di armi come frecce, lance e cuspidi di lancia, scuri.

Giustiniano Nicolucci, scenziato di chiara fama e illustre conterraneo natio di Isola del Liri, si è dedicato con zelo e competenza allo studio di tali materiali, notevolmente disseminati in tutta la Valle del Liri.

Anche Castelliri compare tra i siti di tali ritrovamenti. All'epoca paleolitica, infatti, risalirebbe una scure rinvenuta in contrada Sant'Elia tra le brecce diluviali di una valle insieme a una grossa zanna di elefante, alle corna e a un dente molare di cervo. Nel catalogo della collezione di oggetti preistorici dell'età della pietra posseduti da Nicolucci, sotto Provincia di Terra di Lavoro vengono indicati come provenienti da Castelluccio: 4 accette, levigate di nefrite, 8 coltelli, 1 cuspide di lancia, 7 raschiatoi, 1 punteruolo, 1 sega, 1 grattino di ossidiana.

Nicolucci attesta inoltre, di aver personalmente raccolto in territorio castellucciano un cranio dell'età del ferro.

Arrivando ad epoche più moderne, nel 1812 sono stati rinvenuti, in zona Collasturo, lastroni di pietra calcarea con le impronte delle ruote dei carri, tracce di un'antica diramazione della Via Latina, i cui rami si rivolgevano a nord verso Sora e ad est verso Arpino, ricongiungendosi proprio a Collasturo.

Fù rivenuta infatti un'epigrafe (scorri foto a sinistra) che informava riguardo l'iniziativa dei duumviri Publio Arunculeio e Caio Minucio Termo, i quali, con decreto dei decurioni e con pubblico denaro, sovrintesero alla lastricazione di detta via lapide siliceo, ossia con pietra calcarea. 

Infine, la diramazione che portava ad Arpino era delimitata dal ponte di San Paolo (in foto), importante costruzione in pietra a più arcate, volgarmente chiamato delle sette cosce, dai sette piloni degli archi che lo componevano. L'Aurigemma, che scrive nel 1911, riferisce che in epoca non precisata, per utilizzare meglio la forza idrica del Liri, la parte esposta alla corrente di uno degli archi fu murata, mentre gli altri furono lasciati alla naturale erosione dell'acqua o distrutti. Si formò in questo modo una piccola isola che costringeva il fiume a diramare il suo corso, formando due piccole cascate. Presso questo ponte sono stati riportati alla luce alcuni reperti archeologici come rocchi di colonne in pietra calcarea, di cui uno in stile dorico con piccole scalanature, ora collocato al centro cittadino nel mezzo di Piazza Luigi D'Arpino (in foto).

Un altro reperto storico che si può trovare sul lato destro di Via Montecassinoche porta al centro di Castelliri, è sicuramente un frammento di fregio continuo, largo circa 60 cm e alto circa 20 cm, è databile al I secolo dell'Impero romano e raffigura un combattimento tra due gladiatori (in foto).

Molto materiale di interesse storico ed archeologico è venuto alla luce nel nostro piccolo comune, molto altro è andato perduto nel corso del tempo e molto sicuramente ancora si nasconde; non c'è da stupirsi considerando che Castelliri faceva parte del municipuim di Ceretae Marianae, notevole centro di epoca romana.

 

Tratto da: "Castelliri - Profilo Storico", scritto da Barbara Urbano e Emanuela Quadrini, offerto dal comune di Castelliri, 2004.

LA TORRE DI CASTELLUCCIO

Dalla lotta difensiva contro i Normanni, che nella seconda metà dell'XI secolo si imposero in tutta l'Italia meridionale, l'incastellamento della media Valle del Liri ricevette un impulso notevole con l'erezione di numerose fortificazioni. E' probabile che insieme con Isola e altri centri limitrofi anche Castelliri divenisse un castrum. Ancora oggi infatti è possibile vedere i resti di un'antica torre diroccata nel centro storico del paese, a testimoniare la funzione difensiva dell'antica Castelluccio, avamposto del ducato di Sora, spesso bersaglio degli attacchi nemici e punto di ripiegamento in situazioni estreme.

Nel 1140, in un'assemblea tenuta ad Ariano da re Ruggero II, fu ordinato che nessun barone innalzasse torri nei suoi feudi.

Tale disposizione fu poi inasprita da Federico II che nel 1220 impose che tutte le torri esistenti nel suo regno venissero distrutte ed abbattute. Si possono così formulare due ipotesi:

!) che la torre di Castelluccio fosse preesistente, dunque più antica del provvedimento di Ruggero II, e che sopravvivesse, per particolare privilegio, alla distruzione imposta in seguito da Federico II.

2) che la costruzione fortificata di Castelluccio sorgesse n un periodo successivo a tali disposizioni, ormai decadute, sì da conservarsi fino al tempo dei Pistilli (prima metà del 1800).

 

Tratto da: "Castelliri - Profilo Storico", scritto da Barbara Urbano e Emanuela Quadrini, offerto dal comune di Castelliri, 2004.

LA SANTA CROCE

Nella nostra Chiesa Parrocchiale è custodita una vecchia Croce, da tutti conosciuta come la "Santa Croce", perchè si dice che contenga una reliquia della Croce di nostro Signore Gesù.

Riguardo la stessa si tramanda una storia, che ha dell'inverosimile. Si racconta che, qualche secolo fa, nel territorio di Castelluccio si trovò a passare una processione proveniente da Roma, la quale conduceva la predetta Croce a Sora, dove era destinata, quale dono di un Cardinale. Giunta nei pressi della Cona della Madonna di Loreto, passando per l'attuale via Cimentara, scoppiò un forte temporale che indusse il portatore della Croce e la gente al suo seguito, a ricoverare la Sacra Effige nella Chiesa locale. Il giorno seguente, nel momento in cui la Compagnia avrebbe dovuto riprendere il cammino alla volta di Sora, impovvisamente riiniziò un violento acquazzone che impedì la partenza, e così il giorno dopo e l'altro ancora, ogni qual volta si tentava di intraprendere di nuovo il viaggio. Questi accadimenti, in verità insoliti, furono interpretati dai "Castellucciani" di quel tempo, come presagi Celesti, intesi a dimostrare che la Croce dovesse restare a Castelluccio e così fu. Si racconta che i Sorani fecero qualche rimostranza, ma in definitiva si riuscì a far restare l'Oggetto Sacro in Paese.

Inoltre si dice ceh il portatore della Santa Croce fu impedito con uno stratagemma dei nostri Compaesani dell'epoca. Durante la sosta che fecero presso la Cona della Madonna di Loreto, vennero offerte vivande e vino. I Pellegrini, incoraggiati dall'ospitalità della gente locale, si concessero abbondanti libagioni e pertanto non furono più in grado di ripartire. Con un'astuzia del Sacrestano di allora, la Santa Croce fu trattenuta nella Chiesa Parrocchiale e non fu più riconsegnata.

In foto potete vedere la Santa Croce anteriore, posteriore, e la Santa Croce di Cristallo di Rocca posizionata sl centro dove s'incontrano le due braccia, che si dice esser fatta con due piccole schegge di legno della Croce di nostro Signore Gesù.

 

Tratto da: "Storia della Santa Croce", scritto dall'Avv. Palmigiani Silvano, offerto dall'Associazione Gruppo Athena Cultura, 1994.